Filosofia di vita

domenica 22 gennaio 2012





La scuola che funziona è il futuro della società.
Dagli anni sessanta in poi la scuola primaria (ex elementare) si è andata progressivamente femminilizzando per via del fatto che consentiva alla donna il doppio-triplo lavoro (mamma, insegnante e casalinga). E a tutti andava bene così. In seguito, intorno alla fine degli ottanta, la situazione è andata celermente modificandosi perché da una parte la donna si è emancipata e dall’altra la scuola le ha chiesto maggiore impegno. Dunque la donna è diventata meno mamma, più insegnante e meno casalinga. Abbiamo perso tutti qualcosa? E qual’è Il suo ruolo oggi? 
Ciascun marito, società o Stato questo nuovo ruolo vorrebbe modellarlo a suo piacimento, e anche le donne stesse hanno sul problema idee diverse e a volte contraddittorie. Se continua così il sistema non può funzionare bene; ci vorrebbe un disegno organico, un progetto di vita condiviso, con un’attenzione alla famiglia e con una visione rivolta al bene comune e al futuro. I genitori negli ultimi anni hanno largamente contribuito a sostenere la scuola pubblica, e oggi che la crisi si sente soprattutto nelle famiglie lo Stato non deve far mancare il necessario sostegno all’stituzione fondamentale per lo sviluppo del Paese. L’Istat dice che la scuola gode ancora della fiducia dei cittadini e che è un pilastro fondamentale per sperare in un futuro migliore. Da parte sua il governo Monti, dopo tre anni di tagli, ha deciso che il settore non venisse ulteriormente impoverito, pensando ad una strategia di valorizzazione della funzione civile degli insegnanti. Con il ministro Profumo si è deliberato di investire il primo miliardo di aiuti europei alle scuole del sud, con destinazione finalizzata all’edilizia, alle nuove tecnologie, alla dispersione e al recupero nelle zone di particolare povertà sociale. E’ stata individuata come priorità il controllo delle competenze irrinunciabili: saper leggere, comprendere e scrivere una frase, apprendere i fondamenti elementari della matematica, imparare i primi rudimenti di una seconda lingua. Insomma un ritorno ai contenuti primi dell’insegnamento senza orpelli ideologici. Siamo finalmente sulla giusta strada?

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